In questo tempo assurdo e irriconoscibile, in questo altrove dove tutto sembra inneggiare alla separazione e all’esclusione quanto c’è di ancora attuale in questo saggio? Possiamo ricavarne opalescenti barlumi di comprensione di questo presente incerto? Sarà possibile essere un po’ meno destabilizzati da questo magma ancora troppo caldo per essere riconosciuto? A voi l’ardua sentenza.

Erich Fromm, The Art of Loving, 1956 traduzione italiana, Mondadori edizioni, Milano, 1986, pag. 91-94, 134-135:
Se l’amore è una capacità dal carattere maturo e produttivo, ne segue che la capacità d’amare in una vita individuale, in qualunque civiltà, dipende dall’influenza che questa civiltà ha sul carattere della persona media.
Parlando dell’amore nella civiltà occidentale moderna, ci domandiamo se la struttura sociale della civiltà occidentale e ciò che ne deriva siano propizi allo sviluppo dell’amore.
La risposta è negativa.
Nessun osservatore obiettivo della nostra vita occidentale può dubitare che l’amore in tutte le sue forme sia un fenomeno relativamente raro e che il suo posto sia stato preso da tante forme di pseudo amore, che in realtà sono altrettante forme della disintegrazione dell’amore.
La società capitalistica si basa sul principio della libertà politica da una parte, e sulla dinamica del mercato come regolatore di tutte le relazioni economico-sociali dall’altra.
Il mercato determina le condizioni alle quali le merci vengono scambiate, il mercato del lavoro regola l’acquisto e la vendita del lavoro. Sia lo scambio utile che l’energia e la capacità umana vengono trasformati in merci scambiate alle condizioni di mercato senza ricorrere alla forza e alla frode.
Le scarpe, per quanto utili possano essere non hanno valore economico, (valore di scambio) se non c’è richiesta di esse sul mercato; l’energia e la capacità umana sono prive di valore di scambio se non c’è richiesta nelle condizioni di mercato del momento.

Il capitalista può comprare il lavoro per un proficuo investimento di capitale. Il lavoratore deve venderlo ai capitalisti alle condizioni di mercato del momento, a meno che non voglia morire di fame.
Questa struttura economica si riflette in una gerarchia di valori.
Il capitale comanda al lavoro; oggetti, cose inanimate sono di valore economico superiore al lavoro, al potere umano.
Questa è stata la struttura fondamentale del capitalismo, fin dal suo inizio. Ma mentre è ancora una caratteristica del capitalismo moderno, sono cambiati molti fattori che sono le caratteristiche del capitalismo contemporaneo e che hanno una profonda influenza sul carattere dell’uomo moderno.
Come risultato dello sviluppo del capitalismo, noi riscontriamo un processo sempre crescente di centralizzazione e di concentrazione del capitale. Le grandi imprese crescono continuamente, le piccole vengono schiacciate.
(…)
Il capitalismo moderno necessita di uomini che cooperino in vasto numero; che vogliano consumare sempre di più; i cui gusti siano standardizzati e possano essere facilmente previsti e influenzati.
Necessita di uomini che si sentano liberi e indipendenti, che non si assoggettino a nessuna autorità e che tuttavia siano desiderosi di essere comandati, di fare ciò che si aspetta da loro, di adattarsi alla moderna macchina priva di frizione, che possano essere guidati senza la forza, guidati senza capi, incitati senza uno scopo, tranne quello di rendere, di essere sulla breccia, di funzionare, di andare avanti.
Quale è il risultato?
L’uomo moderno è staccato da se stesso, dai suoi simili, dalla natura.
E’ stato trasformato in un oggetto, sente le sue forze vitali come un investimento che gli deve dare il massimo profitto ottenibile alle condizioni di mercato del momento. Le relazioni umane sono essenzialmente quelle degli automi, ognuno dei quali basa la propria sicurezza sentendosi vicino al gregge e non divergendo nel pensiero, nei sentimenti e nell’azione.
Mentre ognuno prova a essere il più vicino possibile agli altri, ognuno rimane disperatamente solo, pervaso da un profondo senso d’insicurezza, ansia e colpa, che sempre si verificano quando la separazione umana non può essere vinta.
La nostra società offre molti palliativi che aiutano la gente a essere coscientemente inconscia di questa solitudine: primo fra tutti la stretta routine del lavoro meccanico, burocratico, che aiuta la gente a restare inconscia dei più fondamentali desideri umani, del desiderio di trascendenza e unità.

Finchè la routine da sola non ci riesce, l’uomo supera la propria inconsapevole disperazione mediante la routine dei divertimenti, della consumazione passiva dei suoni e delle immagini offerte dall’industria del divertimento, oltre a ciò dalla soddisfazione di comprare sempre nuove cose, per subito scambiarle con altre.
(…)
La situazione per quanto riguarda l’amore, corrisponde al carattere sociale dell’uomo moderno. Gli automi non possono amare, possono scambiarsi i loro fardelli di personalità e sperare in uno scambio leale.
(…)
La gente capace d’amare, nel sistema attuale è l’eccezione.
L’amore è per necessità un fenomeno marginale nella società occidentale moderna. Non tanto perché molte occupazioni non permettono un’attitudine ad amare, ma perché il carattere della società basata sulla produzione è tale che solo l’anticonformista può difendersi con efficacia contro di essa.

Coloro che credono veramente all’amore come all’unica soluzione razionale al problema dell’esistenza umana devono, allora, arrivare alla conclusione che certi cambiamenti importanti e radicali nella nostra struttura sociale sono necessari, se l’amore deve diventare un fenomeno sociale e non marginale e individuale.

La nostra società è regolata da una burocrazia direzionale, da politici di professione; la gente è spinta da suggerimenti di massa, il suo scopo è produrre di più e consumare di più come fine a se stesso.
Tutte le attività sono subordinate a scopi economici, i mezzi sono diventati i fini; l’uomo è un automa, ben nutrito, ben vestito, ma senza un vero interesse per quella che è la sua particolare qualità e funzione umana. Se l’uomo è capace di amare deve essere messo nel suo posto supremo.
La macchina economica deve servirgli anziché lui servire ad essa.
(…)
Qualunque società che escluda lo sviluppo dell’amore deve, a lungo andare, perire per le proprie contraddizioni con le fondamentali necessità della natura umana.
(…)
Aver fede nelle possibilità dell’amore come fenomeno sociale, oltre che individuale, è fede razionale che si fonda sull’essenza intima dell’uomo.
