Hope Jahreb, Lab Girl, Knopf, Penguin Random House, 2016

Un seme sa aspettare.

La maggior parte dei semi attende un anno prima di iniziare a crescere; un seme di ciliegio può arrivare a aspettare anche fino a cento anni senza alcuna difficoltà. Ma cosa aspettano esattamente?

Ogni seme aspetta che accada qualcosa e solo lui sa che cosa.

Deve accadere una combinazione unica tra temperatura, umidità e luce insieme a altri fattori per convincere un seme a saltare fuori dalla terra e decidere di cambiare.

Deve avvenire qualcosa per cui questo seme approfitti di quella prima e unica opportunità di crescere.

Anche mentre resta nell’attesa, un seme continua a vivere.

Le ghiande cadute al suolo sono tanto vive quanto le querce di trecento anni che si stagliano sopra di loro.

Nessuno dei due, né la ghianda né la quercia centenaria stanno crescendo, ma entrambi stanno aspettando. Però non guardano verso la stessa direzione.

Il seme aspetta di germogliare mentre l’albero aspetta ormai di morire.

Se entri in un bosco, probabilmente osserverai meravigliato quegli alberi che hanno superato di gran lunga l’altezza dell’uomo verso il cielo, e probabilmente non abbasserai lo sguardo al suolo, ma proprio lì in basso, ai tuoi piedi, puoi incontrare centinaia di semi tutti vivi e in attesa.

Tutti ad aspettare un’occasione che forse non arriverà mai.

Più della metà moriranno prima di sentire che hanno raggiunto quella combinazione unica che stavano attendendo e in certe terribili annate potrebbe non sopravviverne neanche uno solo.

Quando entriamo in un bosco, per ogni albero che vediamo, ce ne sono per lo meno un centinaio che attendono sotto la terra, bramando di venire alla luce.

Una noce di cocco è un seme, solo che è tanto grande quanto la testa di un uomo.

Può galleggiare dalle coste dell’Africa e poi, attraverso l’Oceano Atlantico, mettere radici e crescere su un’isola dei Caraibi.

I semi di orchidea, al contrario, sono piccolissimi: un milione di quelli non pesa più di una molletta.

Sia come sia il loro peso, ciò che alla fine fanno tutti i semi è alimentare l’embrione che resta dentro, nell’attesa. Quando l’embrione contenuto in un seme comincia a crescere, in sostanza, quello che fa, consiste nell’allungarsi da quella che era la sua posizione iniziale fino a prendere la forma contenuta nel suo progetto interno.

Infatti, la parte dura che circonda le molecole in un seme di sesamo o in un guscio di noce è lì solo per evitare che cominci a espandersi. In laboratorio, raschiamo la copertura e la annaffiamo un po’. Questo basta a far crescere qualsiasi seme.

Nella mia attività di ricercatrice scientifica avrò avuto a che fare con migliaia di semi, eppure questo continuo sbocciare della vita, giorno dopo giorno, non ha mai smesso di stupirmi.

Tutto ciò che è difficile può essere realizzato come per magia se arriva qualche aiuto.

Trovarsi nel luogo giusto e poter contare con condizioni adeguate può portare, alla fine, a raggiungere ciò che eravamo destinati ad essere.

Una volta, un equipe scientifica, raschiò la protezione di un seme di loto, (Nelumbo nucifera) si trovò faccia a faccia con ciò che stava dentro, nell’embrione, e lo fecero crescere, poi osservarono la sua buccia vuota. Quando datarono con il radiocarbonio questo guscio esterno scartato, scoprirono che la loro piantina li stava aspettando da una torbiera in Cina da non meno di duemila anni.

Questo minuscolo seme aveva ostinatamente mantenuto la speranza del proprio futuro mentre intere civiltà umane salivano e scendevano. E poi, un giorno, il desiderio di questa piccola pianta è finalmente esploso in un laboratorio.

Chissà dove si trova, adesso, quel piccolo essere.

Ogni inizio è la fine di una attesa.

A ciascuno di noi è stata concessa un’opportunità unica di esistere.

Tutti siamo qualcosa di essenzialmente impossibile e inevitabile. Allo stesso modo, tutti gli alberi colmi di frutti sono stati, un tempo, semi che aspettavano il loro momento.