Miniguida al consumo critico

Miniguida al Consumo Critico è un piccolissimo libro ideato dal Movimento Gocce di Giustizia, Casa della Pace, a Novara, nel 2010.

Il libro fornisce riflessioni e indicazioni concrete per promuovere una riflessione nei consumatori che si accingono a comprare nuovi prodotti offerti dal mercato.

A seguire, la definizione di consumo critico, tratta dal volumetto.

“La logica del mercato si basa sul principio di produrre qualsiasi cosa venga richiesta, secondo la legge della domanda e dell’offerta.

Ma tale legge pone nelle nostre mani una forza enorme: il potere del consumatore.

Un potere di cui non siamo consapevoli, perché il sistema economico della nostra società ci abitua ad usare e sfruttare beni di consumo non educandoci all’acquisto e senza insegnarci come questi beni vengano prodotti, da chi, in quali condizioni di lavoro, con quali risorse.

Come consumatori, attraverso le nostre scelte, inviamo segnali al mercato: se preferiamo un prodotto con certe caratteristiche, il mercato si preoccuperà di produrlo.

Allora diventa necessario chiedersi in base a quali criteri preferiamo un prodotto piuttosto che un altro:

1 prima di acquistare un prodotto stabilire se è realmente utile e necessario

2 leggere attentamente l’etichetta, preferendo, a pari prezzo, il prodotto con più informazioni

3 privilegiare prodotti ottenuti con tecniche che salvaguardino la tutela dell’ambiente e il risparmio energetico

4 informarsi se il prodotto non sia fabbricato sfruttando la manodopera dei lavoratori o dei minori

5 preferire prodotti locali e artigianali

6 informarsi seriamente sul comportamento della ditta o multinazionale che produce il bene

Se la vostra visione del mondo comprende idee come la giustizia e la conservazione del pianeta, perchè non impostare in base a questi valori anche i nostri consumi?

Se noi scegliamo e comperiamo prodotti di un’azienda che adotta comportamenti rispettosi dell’uomo e dell’ambiente, il mercato si potrà orientare in questa direzione. Le aziende definite etiche ed ecologiche aumenteranno le loro vendite dando anche lavoro a più persone.

Ormai è concluso il tempo di affrontare i problemi di ingiustizia sociale attraverso l’assistenzialismo, in quanto questo crea dipendenza nei beneficiari e anestetizza le coscienze di chi dona impedendo a entrambe le parti di trovare forme e strade per uscire da questo sistema perverso. Le azioni grandi e sensazionali non sono una soluzione perché durano il tempo di un’emozione passeggera.

Siamo invece chiamati a ad azioni piccole ma quotidiane.

La loro efficacia sta nell’agire sulle cause dell’ingiustizia, azioni spesso così semplici da diventare abitudini: fare la spesa, vestirsi, viaggiare, come gestire i nostri risparmi, come investire il tempo libero. (…) Per noi è importante recuperare il senso, il valore, il dovere dell’utopia che è il contrario esatto della rassegnazione“.